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Sat, Apr 07 2018 10:59:08
Il giorno 7 febbraio 2017 ci siamo recati all'Archivio di Stato di Pavia per visionare le cartelle del Fondo OSM (Ospedale San Matteo). L’Archivio di Stato di Pavia è situato in via Giacomo Cardano, nell'ex Monastero di San Maiolo.
Il patrimonio documentario dell'archivio di Stato è costituito da pezzi di materiale cartaceo e pergamenaceo con documenti che vanno dall’anno 1115 all’anno 2005.
A questo si sommano mappe,diapositive e negativi di fotografie; la documentazione è conservata in cartelle e filze e molti documenti presentano sigilli e timbri.
http://www.archiviodistatopavia.beniculturali.it/
Nell'archivio del Fondo OSM sono presenti documenti relativi al monastero di Santa Clara perché nel 1799 (quando la fine dell’Ancien Régime è ormai giunta) vennero soppressi i monasteri e i loro beni furono assegnati a enti benefici.
Questo fondo contiene i documenti relativi al monastero di Santa Clara a partire dal XIII secolo. Buste e registri mostrano le segnature e le denominazioni coeve; la documentazione, salvo alcune eccezioni, è conservata nei contenitori originali.
Di seguito approfondiremo e mostreremo alcuni dei documenti che abbiamo avuto modo di osservare relativi al monastero di Santa Clara e alla sua storia partendo dalle indicazioni fornite dall'importante testo “Il Monastero di Santa Clara”di Maria Teresa Mazzilli edito nel 1993.L'autrice ha potuto vedere solo alcuni di questi documenti poiché quando è stato scritto il libro l’archivio dell’ospedale San Matteo li stava depositando, ma non erano ancora stati inventariati. La Mazzilli ha quindi potuto accedervi grazie all’allora direttore dell’archivio, il dottor Fiorina,che le ha concesso di andarli a visionare, seppur parzialmente.
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Cartella numero 59:
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Il documento più antico presente è una pergamena che risale al 15 marzo 1246. È raccolto in una cartellina dove si trova anche il regesto, aggiunto successivamente (forse nell’anno 1700) dall'archivista che ha ordinato le carte. Il regesto, dunque, è un riassunto del contenuto del documento in questione. L’inserimento di un regesto semplifica notevolmente il lavoro di consultazione del documento che è scritto in latino antico. Per poter leggere questa pergamena, infatti, non solo bisogna conoscere il latino, ma è anche necessario aver studiato paleografia. L'università di Pavia ha una grande tradizione di paleografi, come il prof. Ettore Cau, ormai in pensione, e il professor Ezio Barbieri.
Grazie a questo lavoro, sappiamo quindi che la pergamena rappresenta un’investitura rilasciata da parte di Giovanni Abbiati a Bonaventura, badessa del monastero di Santa Maria degli Orti (il monastero di Santa Clara in origine si chiamava così), di un pezzo o meglio, due prose di terreno. Un’investitura è un documento notarile che autorizza una persona a diventare proprietaria di un appezzamento. Sono presenti anche i segni di tabellionato del notaio.
Un altro documento significativo risale al 1257. Si tratta della vendita fatta da Gerardo Pietro alle monache del Monastero di Santa Maria dentro gli Orti di Pavia.
È presente un’altra pergamena risalente al 2 gennaio del 1247, che presenta il buco di filza e il segno di tabellionato.
Ogni pergamena in quanto pezzo unico è un bene culturale molto prezioso, come un’opera d’arte.
Questo documento testimonia la vendita fatta da Matteo e Rinaldo Delponsata al monastero di Santa Maria degli Orti di un orto in porta Palacense.
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Il documento sottostante, dell’8 aprile 1265, segnala invece la locazione fatta dalle monache del monastero di Santa Maria degli Orti, per una casa vicino al monastero, a Ruffino Corale per un affitto di 32 monete. Il documento è stato rogato dal signor Ottone Migliavacca.
Di questo periodo, oltre alla precedente locazione, sono presenti altri 11 documenti che vanno dal 1246 al 1295 e riguardano investiture, vendite e locazioni di terreni e di case.
Come esempio riportiamo la locazione fatta dalle monache e rogata dal signore Tizzone da Arena (notaio di Arena) di un sedime e di una casa posta in Pavia nella parrocchia di San Martino fuori porta nel borgo, che è dietro quel monastero: il corrispettivo dell’affitto annuo era di ventinove soldi e dodici denari, secondo il valore corrente all’epoca a Pavia, diverso, per esempio, da quello in vigore a Milano.
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I documenti presenti nell’Archivio di Stato, datati tra il 1327 e il 1395, sono 17; tra questi la maggior parte trattano di investiture o sono contratti di affitto.
I documenti, invece, che vanno dal 1406 al 1426 sono otto e sono prevalentemente investiture, eccetto una locazione. In questo periodo il monastero si chiamava ancora Santa Maria dentro gli Orti.
Del 20 dicembre 1408 abbiamo una locazione fatta dalle monache del monastero di Santa Maria dentro gli Orti di Pavia, detto di mezzo, ad Ubertino Sala del Ducato di Milano, di una casa con corte ed orto posta in Pavia nella parrocchia di San Martino fuori porta per l’affitto annuo di due fiorini e rogata dal signor Giovanni Spelta notaio.
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Tra il 1566 e il 1579 i documenti trovati sono cinque e tra questi era presente un testamento (originariamente scritto su pergamena, ma di cui troviamo oggi solo una copia) scritto dal signore di Cremona che, prima di morire, aveva a livello(cioè in affitto) un pezzo di terra al monastero di Santa Clara.
27 febbraio 1566: «Testamento del signor avvocato fiscale Nicolò Gallina, dalla città di Cremona in cui viene nominato suo erede universale il signor Galluzio Gallina, suo figlio naturale e legittimato. Tra gli altri legati al titolo di donazione lascia alla signora Ottaviana di Brianza, sua moglie, l’usufrutto di beni posti nella città di Pavia e, in particolare, di una pezza di terra con sopra una casa fabbricata a di lui spese qual pezzo è di pertiche 5 e livellata al venerando Monastero di Santa Clara di Pavia (...)». Questo documento è molto importante per le nostre ricerche in quanto in esso, per la prima volta, compare il nome del venerando Monastero di Santa Clara di Pavia. L’ultimo documento presente dove il monastero veniva ancora chiamato Santa Maria dentro gli Orti risale al 1426.
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Un documento del 24 luglio 1578 testimonia la vendita di un sedime annesso al muro della clausura fatta dalle monache di Santa Clara al signor Camillo Ferrario per il prezzo di 850 lire. Il notaio rogatario di questa vendita è Alessandro del Torre.
24 luglio 1578: «Una vendita fatta dalle regge madri di Santa Clara di Pavia al venerando signor Camillo Ferrario di un sedime, ossia ortazzo, contiguo ed annesso al muro della clausura di detto monastero per il prezzo di 850 lire. Notaio rogatario Alessandro del Torre». Presente il segno del notaio.
Tra il 1648 e il 1687, i documenti conservati ancora oggi sono cinque. Da questo periodo in avanti i documenti cominciano ad essere scritti in italiano, ma rimangono comunque poco comprensibili.
Il documento sottostante del 1648 rappresenta un’«istanza del monastero di Santa Clara di Pavia contro Bernardo Visconti per il fitto di un giardino posto in vicinanza del muro di clausura».
